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B) IL PROGETTO CANEVARI
Il progetto dell'ingegnere Raffaele Canevari fu preferito dalla Commissione a quello, pur meno costoso, del Possenti, presidente della Commissione stessa. Il Possenti proponeva di abbassare i livelli delle piene eccezionali accorciando il corso del fiume per mezzo di "drizzagni" e non provvedeva ad eliminare gli ordinari allagamenti delle parti basse della città; ciò non fornì le stesse garanzie del progetto Canevari che era invece basato sul principio di contenere le acque del fiume tra due muri di sponda continui, alti tanto da superare il livello della piena 1870 (17.22 m a Ripetta), la maggiore degli ultimi due secoli.

Il Canevari trascurò quindi i massimi livelli storici, quali quelli raggiunti nel 1598, in quanto ritenne che non fossero ripetibili per le mutate condizioni del bacino del Tevere a monte della città nel corso dei secoli; i muraglioni furono così realizzati con un'altezza pari a 18.45 m. sullo zero di Ripetta.
Il progetto prevedeva una distanza costante di 100 m alla base dei muri e 110 alla sommità; l'inclinazione dei muri, prevista in parte verticale e in parte inclinata del 45%, fu più volte modificata durante la costruzione.
Al piede dei muraglioni erano state previste due banchine di protezione larghe 8 m, transitabili ed accessibili da apposite scale, a delimitazione dell'alveo di magra (v. fig. C4).
Il problema dell'allagamento per rigurgito delle fogne, che si sommava a quello per straripamento del fiume (v. fig. C1), fu affrontato e risolto con la costruzione di due collettori, interrati all'esterno dei muri (v. fig. C4), che avrebbero raccolto gli scarichi delle fognature urbane convogliandoli a valle della città dove il livello del fiume era più basso.
In alto, ai lati dei muraglioni, furono previste due strade carrabili, i cosiddetti Lungo Tevere, ancora oggi arterie importantissime del traffico urbano (v. fig. C4).

Il progetto prevedeva inizialmente la soppressione di uno dei due rami del fiume ai lati dell'isola Tiberina (v. fig. C3); tale scelta fu successivamente bocciata dalla Commissione che salvò così l'isola; la larghezza dei due rami a sinistra e a destra dell'isola fu stabilita, rispettivamente, in 60 e 70 m.
Allo scopo di contenere i tempi e i costi di realizzazione i calcoli furono piuttosto approssimativi così come le scelte dei materiali (v. fig. C6); le banchine di protezione da 8 m previste dal progetto alla base del muro furono realizzate solo in parte con conseguente indebolimento delle fondamenta dei muri ed erosione degli stessi. Esse furono riprese solo nel 1901 dal Cozza dopo il crollo del tratto di muro sulla riva destra di fronte all'isola, scalzato dal flusso dell'acqua (1900).
La costruzione dei muraglioni, molto criticata per la profonda alterazione del caratteristico e suggestivo scenario tiberino (v. fig. C7), ha comunque sostanzialmente risolto il problema degli allagamenti a Roma; tuttavia gli effetti combinati della regolarizzazione dell'alveo a valle di Roma e la diminuzione del trasporto dei sedimenti a causa degli impianti idroelettrici costruiti a monte della città hanno prodotto l'erosione e l'abbassamento del fondo del fiume, fenomeni che si sta tuttora cercando di contrastare.