B) LA GEOLOGIA DELL'AREA
L'ultima glaciazione (Wurm), iniziata circa 120.000 anni fa, culminò circa 18.000 anni fa con un picco freddo che produsse un abbassamento del livello del mare di 120 metri al di sotto dell'attuale. Questo determinò la forte incisione della valle del Tevere: in particolare nell'area di Roma il Tevere incise il compatto substrato delle argille plioceniche (da 7 a 1.8 milioni di anni fa) fino a circa 50 m al di sotto del livello del mare attuale (fig.B1 [3]); conseguentemente anche gli affluenti di destra e di sinistra scavarono profonde e strette valli.
Il successivo sollevamento postpliocenico (specie sulla sponda destra) con conseguente esposizione all'erosione, portò a ricevere i depositi prodotti dalla successiva attività vulcanica laziale.
Un ulteriore sollevamento favorì l'azione erosiva dei corsi d'acqua, Tevere e marrane affluenti: la pianura e le valli furono così colmate dai depositi olocenici (da 10.000 anni fa) e più recentemente dall'accumulo di materiali antropici prodotti dalle attività edilizie in Roma.
Sul lato destro due profonde incisioni solcavano la dorsale Monte Mario-Gianicolo delimitando il Colle Vaticano; sulla riva sinistra le incisioni erano più numerose iniziando a delineare i "colli" mentre un'altra sfociava nella valle che sarebbe diventata la zona paludosa del Velabro, arrivando al Tevere presso l'attuale isola Tiberina.
Il Tevere scorreva quindi incassato in una valle a fondo piatto con depositi alluvionali. Ma dopo il picco freddo wurmiano il livello del mare iniziò a risalire per il rapido aumento della temperatura: ciò comportò il progressivo innalzamento del letto del Tevere e il suo riempimento da parte di depositi alluvionali olocenici che si concentrano essenzialmente nella valle tiberina (fig.B2 [3] l'area rappresentata corrisponde a quella tratteggiata riportata nella fig.B1).