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D) L'OSPEDALE ISRAELITICO ALL'ISOLA TIBERINA
Alla fine dell’Ottocento, grazie  alla generosità di alcuni ebrei benestanti, furono avviate nuove istituzioni assistenziali che ebbero il merito di facilitare l’inserimento dei più poveri nella città, ormai capitale del Regno d’Italia, dopo oltre duecento anni di clausura nel ghetto ormai fatiscente e destinato ad essere demolito.fig.D1 - Gli anziani della Casa di Riposo in piazza S.Bartolomeo
In tale ambito Angelo Tagliacozzo, uno degli esponenti più in vista della comunità ebraica, riuscì ad ottenere in concessione dal sindaco di Roma Luigi Pianciani l’ala sinistra dell’ex convento Francescano di San Bartolomeo all’Isola, di proprietà comunale.fig.D2 - Gli anziani della Casa di Riposo a metà del '900 In tale sede fu subito trasferita (1882) l’Associazione di Via della Fiumara, che mutò il nome in “Ospedale israelitico Bet Aholim” (in ebraico “Casa degli infermi”), in cui confluirono le rimanenti confraternite assistenziali e a cui la “Deputazione centrale israelitica di carità” affidò tutte le attività sanitarie relative alla comunità ebraica.
Nello stesso fabbricato fu alloggiato, nel 1887, anche il “Ricovero per israeliti poveri e invalidi”, erede della tradizione di assistenza agli anziani già rappresentata dalla confraternita “Mosclav Zechenim” (Asilo dei vecchi). (fig.D1 e D2) 
La distruzione del ghetto, avvenuta in pochi mesi, creò il problema sia economico che sociale del trasferimento in nuovi alloggi: molti ebrei, aiutati dal “Comitato per il decentramento degli Israeliti poveri di Roma”, creato nel 1884, si stabilirono in Trastevere, vicino al vecchio quartiere e al nuovo ospedale che, sempre più attrezzato, divenne un punto di riferimento come istituzione sanitaria.
fig.D3 - Il laboratorio di analisi dell'Ospedale in una foto del dopoguerra Nel 1911 l’Ospedale fu riconosciuto come opera pia con lo scopo di: “curare gratuitamente gli ammalati poveri israeliti aventi il domicilio di soccorso in Roma, affetti da malattiefig.D4 - Una stanza dell'Ospedale Israelitico. Sulla testata dei letti è raffigurata la stella di David acute o croniche non contagiose né diffusive”, e ne fu approvato lo Statuto con Regio Decreto. Il regolamento consentiva di ospitare occasionalmente ebrei non bisognosi, anche se di passaggio da altre città, ma a pagamento e senza inficiare l'assistenza ai poveri. La tradizione dei medici-rabbini, tra cui vanno ricordati il primo medico dell’ospedale Samuele Toscano e il direttore Benedetto Zevi, continuava quindi nel nuovo ospedale.
L’Ospedale disponeva allora di 17 letti più altri 8, separati e collocati in un’ala dell’adiacente convento di S.Bartolomeo, destinati ai malati cronici. (fig.D4) 
L’attività dell’Ospedale fu supportata economicamente da un sussidio garantito prima dal Ghemilud Chasadim (Opera di beneficenza) e poi dalla “Deputazione centrale israelitica di carità
”, nonché da lasciti di singoli benefattori tra cui merita di essere ricordato per la sua generosità Mosè Levi.