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C) TRADIZIONE SANITARIA E PRIMO OSPEDALE
La comunità israelitica, pur limitata dalle norme antiebraiche vigenti a Roma, prosperò grazie a commercianti e artigiani, amministratori e fiduciari del pontefice, studiosi e medici, questi ultimi soprattutto tra i rabbini.
L'attitudine medica sopperì alle difficili condizioni ambientali del ghetto, mantenendo le condizioni sanitarie ad un livello paragonabile a quello del resto della città. Durante la peste del 1656 il rabbino Zahalon rilevò addirittura che “la pestilenza colpì anche gli ebrei, i quali però guarivano più in fretta dei cristiani”.fig.C1 - Fronte interna del fabbricato di Via della Fiumara dove, al civico 26, ebbe sede il primo ospedale (1885)
Una prima Opera Pia Ebraica nacque nel 1600 con lo scopo di provvedere ad una elementare assistenza sanitaria, prevalentemente domiciliare, alla popolazione israelitica a cui era impedito l'accesso agli ospedali romani.
Nel 1881, per iniziativa popolare di una quarantina di piccoli commercianti che si tassarono per 10 lire ciascuno, si costituì l' “Associazione via della Fiumara 26 per il ricovero degli ammalati poveri”: nella malsana via che costeggiava il Tevere (fig.C1) era quindi sorta una vera e propria casa ospedaliera, anche se costituita da una semplice casa di due stanze con solo quattro letti e gestita da personale volontario, dove però era garantita l'osservanza delle regole religiose anche per la preparazione del vitto.
Al tempo dell'apertura del ghetto, nella comunità ebraica si contavano oltre trenta confraternite di beneficenza e assistenza sociale e sanitaria: da questo nucleo si partì per la creazione della “Deputazione centrale israelitica di carità
” (1885), un nuovo organismo di supervisione assistenziale nato dalla fusione e riorganizzazione di alcune confraternite.